Giovanni Maurilio Rayna

GIOVANNI MAURILIO RAYNA

“Le sue composizioni poetiche traducono in maniera esemplare la sua gioia nel seguire la parola del signore, ponendolo tra Rebora e Turoldo. Il suo verbo poetico, la sua grande capacità di suscitare emozioni forti e di dialogare nel segno di una serenità interiore, ha quasi del magico, singolare e coinvolgente com’è. Il suo io creativo è stato evidenziato a più riprese, è un “breviario della felicità”.
F. Castellani








IL LIBRETTO DEGLI SPOSI

“Un suono d’ali, di musica/
che s’apre sul mio cuore. /
Nessuna cosa muore che in
me non viva”.
(Quasimodo)


Non mi puoi dire che non sei amato tanto
candido libretto trovato in un cassetto
dimenticato
rovistando nei ricordi di famiglia.
Portavi scritto in bella calligrafia
soltanto due nomi: Luigi e Adele
e la data della mia prima comunione.

Parlami di quel unico e lontano!

Nel cure di ogni uomo e di ogni donna
è risposta una gemma di grano
che la vita dolcemente coltiva e trasfigura
in gemma d’amore,
come gli alberi a primavera
gemmano sui tronchi per un abito da festa.

Parlami di quel giorno unico e lontano!


Non mi puoi dire che non sei amato tanto
candido libretto trovato in un cassetto
dimenticato ….

Ottobre 2005






ASCOLTA IL SILENZIO

“Depongo la parola che vorrei
pronunciare
nel cuore stesso del silenzio: il
silenzio conserva tutto ciò
che diciamo con sentimento,
con fervore,con fede”.
(GIBRAN)


Ascolta il silenzio su l’ampie giogaie dei monti
appena innevate or che la sera imbruna.
Trattieni il respiro che alcuno non senta
il tuo cuore battere forte
per la strada deserta dove nessuno attende.
Il grande silenzio è come l’ala dolce della morte
che profuma di pace sul bianco guanciale.

Ascolta il silenzio:
ti racconta favole vere
ti risveglia memorie sopite in grembo a tua madre
prima ancora di vedere la luce.
Il sole all’occaso è una palla di fuoco sul monte
dopo la tormenta.
Ascolta il silenzio trattieni il respiro
e accogli la parola perduta
alle porte dei cieli.

Il grande silenzio è come l’ala dolce della morte
che profuma di pace sul bianco guanciale.

Gennaio 2006


L’OTTAVO GIORNO


Il cimitero ci rattrista soltanto
perché è il solo luogo al mondo
dove non ritroviamo i nostri
morti. Dappertutto, altrove,
ce li portiamo in noi.
(F. Muriac)


È la stagione che fa male al cuore
quando le foglie cominciano a cadere,
quando il fiume ha scordato la sorgente
e l’abbraccia il mare tempestoso
e dolente il cuore riconta i giorni
passati tristemente.

Anima mia fa che il nostro dolore
ci perdoni le lacrime,
e sia la comunione con i nostri morti
come il vento di novembre
che spoglia negli orti le ultime rose
e si rimette a giocare con i ciliegi in fiore.

Devi solo aspettare.
Aspettare di amare la morte
come ami la vita:
questi nostri morti, santi e peccatori,
son parte di noi …
Intorno a te fa silenzio e adora
e li sentirai cantare nell’ottavo giorno!

novembre ’97.



C’ERA UNA VOLTA IL BIDELLO

In memoria di Giuseppe Bigo

Dalle nostre radici
sono sorti i rami danzanti
nella valle,
e siamo noi la fioritura
che esala profumi di canzoni
verso le alture.
(K. Gibran)


C’era una volta il bidello
che al mattino apriva le porte
come al primo giorno di scuola, e accoglieva
i fanciulli con cartella e batticuore
ed era un grande amico.
Rammento il mio tempo, un tempo lontano:
carta, penna e calamaio …

Ora è morto il bidello da troppi anni
ma ancora mi compare in sogno
a portare l’inchiostro nei banchi
della II B, perché noi bambini
imparassimo a scrivere
la prima canzone della vita.

Nei prati si faceva primavera
e sognavamo gli aquiloni liberi nel vento,
e anch’io correvo dopo la scuola
incontro a mia madre
che sull’uscio di casa mi attendeva nel sole …

marzo ’98.








LA VIA VERSO IL CUORE


Non possiamo condurre gli altri
al cuore della vita.
Devono andare per proprio conto,
e ognuno deve andare da solo.
(Gibran)


Campanella dal suono argentino
tu mi richiami il posto dei ciliegi
che nel tardo autunno ho messo a dimora.
Erano sette e li ho chiamati per nome:
fresco era il vento e dolce la sera
e in cielo la falce di luna.

Campanella dal suono argentino
che mi risvegli a nuova primavera
l’inverno è trascorso e son in fiore
i ciliegi sulle colline.
Li ho cresciuti come bambini
con la pioggia di aprile e la carezza del sole.

Campanella dal suono argentino
sulle aiuole del mondo l’uomo è infelice
e la morte lo coglie in tormento.
Come voi nelle sere d’inverno
ch’io sogni l’eterna primavera
nell’aspro cammino al cuore della vita

o campanella dal suono argentino …

Marzo 2000


ELOGIO DEL SILENZIO


“Non occorre che tu esca di casa. Resta
Al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare nemmeno,
aspetta soltanto. Non aspettare nemmeno,
sii assoluto silenzio e solitudine”.
(Kafka)


La gelida notte invernale riposa
nel bianco sudario di neve e di vento
e senti lontano che taccion le voci
ed è assoluto silenzio.

Sepolti da vuote parole
e sommersi da grande clamore
più non senti nessuno che batte alla porta
ma soltanto il pulsare forte del cuore
ed è assoluto silenzio.

Impara a decifrare
l’arcano linguaggio dl silenzio
e il casto amore della solitudine
dove il mistero si schiude in preghiera
e incontrerai l’abbraccio di Dio

nell’assoluto silenzio …

Febbraio 2008.




ALBERI

“ Quando starò per morire/ portatemi sotto un albero/
perché i miei occhi possano vedere/le foglie verdi e
i colori dei fiori/ per l’ultima volta./ Quando starò per
morire,/ mettete il mio corpo sulla terra/ e appoggiate
il mio capo su una rosa./ Lasciate che il vento accarezzi
il mio volto./ Lasciate che io oda ancora una volta/
l’acqua del torrente che scorre/ e il suono di un violino”.
(Puco)


Amo gli alberi di primavera
coriandoli rossi rosa e bianchi
sul verde guanciale d’aprile:
fragili fiori come i sogni di gioventù
promessa di un tempo felice
qual fanciullo che getta contro vento l’aquilone.

Amo gli alberi del primo autunno
con le fronde chine al peso dei frutti maturi
nel mite sole settembrino.
Passata è la rovente estate e le tempeste:
soltanto resta l’offerta del vostro dono
che dolcemente culla il seme della vita.

Amo gli alberi dell’ultima sera
lungo le rive dei fiumi fasciati di nebbia
accanto agli orti freddi e brumali:
soltanto voi capaci di morire in piedi
con le braccia nude aperte a croce
nell’estrema gioia incontro al bagliore del cielo …

a voi la vita mia rassomiglio!

Aprile 2007.


GERUSALEMME

Gerusalemme, nel cuore degli austeri colli della Giudea,
può considerarsi la regina di tutte le città dell’universo.
La sua regalità non ha nulla di materiale e la sua grandezza
Consiste nell’essere stata scelta da Dio per proclamare la
Santità del suo Nome di fronte alle nazioni.


Gerusalemme dove tutti siamo nati
“il monte Sion dimora divina
E città del grande Sovrano”
Come pietra di diaspro cristallino
Le dodici porte son dodici perle
Sempre ti penso lontana dagli occhi …

Nel soffuso splendore del Cenacolo
dove un giorno da un soffio di vento siamo nati
la Vita che da senso alla vita
l’Eterno che sostiene il tempo
l’Amore in cui ogni amore s’invera
vorrei in ginocchio l’umanità ferita
riportarti in grembo
prima dell’ultima sera.

Gerusalemme dove tutti siamo nati
dove risplende l’argento degli ulivi
sei chiamata “città della pace”
eppure da sempre la spada uccide i tuoi figli …

Per te voglio scrivere un testamento d’amore
nel sangue del perdono
e ritrovare al di là di ogni dolore
la gioia che fa danzare le montagne!

Terra santa 2004.








Biografia.


Sacerdote poeta e scrittore, vive e lavora a Savigliano (Cuneo), città natale. Compiuti gli studi di filosofia e teologia nel Seminario Metropolitano di Torino in Rivoli, viene ordinato Sacerdote a Torino nel 1955 dal Cardinale Maurilio Fossati. A ventisei anni è nominato Canonico Effettivo della Insigne Collegiata di S. Andrea in Savigliano. Dal ’76 è Rettore della Chiesa di S. Filippo Neri. Annovera al suo attivo numerose pubblicazioni. Qualificato e notevole è il suo impegno nel campo letterario – artistico. È stato definito il poeta della “sacra mentalità diffusa” per cui ogni essere è via al Creatore, ogni petalo di fiore un richiamo di paradiso, due mani invocazione di pace e anelito al cristo, ogni avvenimento, segno dei tempi. Di lui si può dire che, operando nel campo dell’Arte, ha trasferito nelle sue opere, con piena sincerità, senza conformismo e senza convenzionalità, quel rinnovamento che si fonda sulla possibilità e sulla capacità di vivere e di creare simultaneamente in dimensione orizzontale e verticale. Nelle sue liriche s’incontra un’attenzione palese al rinnovamento della vita, all’esigenza di costruire con coscienza l’ambiente e le dimensioni morali-naturali della nostra cultura. È stato vincitore in assoluto, premiato e segnalato a numerosi Concorsi di Poesia nazionali e internazionali. Sui lavori sono apparsi in prestigiose antologie, fra cui: la “Grande Antologia della Poesia Contemporanea”, l’”Antologia Scrittori e Poeti contemporanei”, le antologie “Poeti della Fede”, “Poeti in Cristo”, “Poeti per la Scuola” e “Poeti per l’Europa”. Parte delle sue liriche figura nella traduzione inglese di C.v.d. Berg, nella versione coreana di Lee Bu-Seong, in quella spagnola di Carmen Giròn Lopez e Joan Moya, in quella francese di Jean de Langalerie e nella versione musicale di Wally Peroni e Rita Portera, in concerti del soprano Maria Claudia Bergantin. Pluriaccademico. Direttore di periodici: collabora a settimanali e riviste. È il fondatore della Associazione Culturale Cenacolo “Clemente Rebora” e membro permanente di Giuria del concorso nazionale di poesia e narrativa “Massimiliano Kolbe” nella sua città natale.
 
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